Sull’inceneritore

Vogliamo provare a entrare nel contenuto di una materia in merito alla quale molti si nascondono dietro tecnicismi forzati. Vi chiediamo, quindi, di perdere 5 minuti per cercare di capire uno degli argomenti...

Vogliamo provare a entrare nel contenuto di una materia in merito alla quale molti si nascondono dietro tecnicismi forzati. Vi chiediamo, quindi, di perdere 5 minuti per cercare di capire uno degli argomenti che più riguarda il futuro della nostra città.

Premessa

A distanza di pochi anni dalla chiusura dell’inceneritore di San Donnino (1986), in seguito all’esaurimento della discarica di Certaldo (1990), Firenze venne investita da una vera è propria emergenza rifiuti. Il capoluogo della provincia fiorentina si ritrovò nel giro di poche settimane con il rischio che la spazzatura invadesse le strade e le piazze di tutta la città vedendosi costretta ad esportare i propri rifiuti. Dopo una fase di studio e di trattativa con le altre amministrazioni locali, nel 1993 si giunse alla costruzione della discarica di Case Passerini.

Nel 2000 il Piano Interprovinciale dei Rifiuti ritenne necessario trovare i siti per 4 nuovi impianti di termovalorizzazione: Montale (PT), Selvapiana in Valdisieve, Testi nel Chianti e un impianto nella zona della Piana Fiorentina. Inizialmente previsto nel comune di Campi Bisenzio, è stato scelto nel 2005 Case Passerini, a seguito della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) realizzata dall’Agenzia Regionale di Sanità e dall’Università di Siena e, nel 2009, Quadrifoglio ha avviato il procedimento di gara per la realizzazione. Sono passati 6 anni e la Conferenza dei Servizi ha dato l’ok definitivo solo nell’agosto scorso, ma ancora oggi, a fine 2015, i lavori per la costruzione non sono cominciati.

La delicatezza della Piana Fiorentina.

Tutti conosciamo la zona interessata: un crocevia di autostrade, importanti arterie di traffico urbano ed extraurbano, aeroporto, aree industriali. Già nella VIS del 2005 si indicava – a prescindere da un eventuale futuro impianto – la necessità di “rinaturalizzazione dell’area” con la creazione del Bosco della piana, 30 ettari che avrebbero dovuto ospitare 24.000 piante le cui essenze sarebbero state “accuratamente scelte sulla base delle loro potenzialità disinquinanti” , finanziato dalla Provincia con 3,2 milioni di euro.

Ad oggi non è stato piantato nemmeno un albero!

Invece di conseguire al “miglioramento delle condizioni ambientali del territorio” (VIS 2005), la Regione, nel 2011, ha scelto senza ascoltare il parere né di Sesto Fiorentino né di nessun altro, di realizzare una pista aeroportuale di 2.400 metri che scombina completamente un equilibrio già delicato, imponendo la presenza di una nuova infrastruttura ad alto impatto sul territorio e sull’ambiente, assolutamente non prevista nelle valutazioni sulla salute del 2005.

Con questo la Regione smentiva il suo stesso  PIT (Piano di Indirizzo Territoriale) in cui il parco agricolo della Piana doveva essere “elemento ordinatore” delle politiche e degli interventi infrastrutturali facendolo diventare elemento subordinato a tutte le altre infrastrutture ad alto impatto ambientale.

Ovviamente quando è stata richiesta una nuova VIS alla luce delle novità, ci si è guardati bene dal realizzarla.

Il cambio di rotta

Sulla base di queste ed altre motivazioni e, soprattutto, di queste nuove previsioni, il Comune di Sesto, con una Decisione di Giunta del 2012, sceglie di sospendere con finalità di precauzione e di salvaguardia del territorio e dei suoi abitanti qualsiasi procedura di natura tecnica, politico-amministrativa o di indirizzo connesso alla realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Case Passerini.

Nel frattempo, della pianificazione originale sono rimaste solo le previsioni di Montale e Case Passerini, mentre Selvapiana è stato formalmente abbandonato e così nei fatti anche Testi.

L’idea di fondo, di per sé giusta e condivisibile che ogni territorio dovesse farsi carico della propria quota di rifiuti da bruciare, veniva declinata con troppi, piccoli, impianti che avrebbero generato problemi gestionali e svantaggi economici. Case Passerini è quindi rimasto praticamente l’unico impianto della città metropolitana di Firenze e dovrà smaltire da solo la maggior parte dei rifiuti indifferenziati dell’area più popolosa della Toscana.

Da bisogno del territorio a business.

Oltre a questo il decreto “Sblocca Italia” (2014) dell’attuale Governo Renzi  prevede che gli impianti di smaltimento possano ricevere i rifiuti di altre Regioni: viene meno, quindi, il meccanismo per cui territori virtuosi potevano via via ripensare (e quindi, auspicabilmente, ridurre) il volume dei rifiuti indifferenziati e, di conseguenza, l’utilizzo degli impianti. La previsione di un indennizzo economico per tale “servizio” rischia quindi di trasformare la logica di queste infrastrutture da risposta ad un bisogno necessario del territorio a business.
Ma anche questo non interessa a nessuno, si prosegue senza colpo ferire.

Arrivando ad oggi, tutte le condizioni che rendevano accettabile quella infrastruttura non si sono verificate, ma come se niente fosse le autorizzazioni sono state date e tutto è andato avanti.

È necessario fermarsi!

Ho partecipato all’iniziativa sui rifiuti organizzata dal Partito Democratico di Sesto di giovedì scorso dove, oltre alla miriade di tecnici, ho cercato di capire anche quale fosse la loro posizione alla luce dei cambiamenti degli ultimi dieci anni. Leggo invece che il PD di Sesto continua a polemizzare sulle forme contrapponendo le polemiche ai contenuti e alla responsabilità delle scelte che coinvolgeranno il futuro migliaia di persone.

Se avessi avuto la possibilità di intervenire come richiesto avrei provato a chiedere “Come mai: viste le nuove previsioni su tutti gli altri impianti, visti i cambiamenti di scelta strategica del nostro territorio,  vista la mancata realizzazione del parco della piana e, soprattutto, vista la previsione della nuova pista dell’aeroporto ci tenete a mantenere solo quelle promesse che vedranno diventare la nostra piana un concentrato di opere ad alto impatto ambientale senza adeguate garanzie per il territorio e la salute dei cittadini che lo abitano?

 

 

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